L'incanto della baia di Halong

Vietnam027310 gennaio - Sbrigo alcune commissioni prima di partire per Halong City. Per raggiungere la stazione di partenza, mi tocca mettere di nuovo a repentaglio la mia incolumità affidandomi a un autista di moto che si butta a capofitto nell'orribile traffico con il mio ingombrante zaino tra le gambe.  Io, come passeggero, sono dotato solo di un ridicolo casco. Attraversiamo l'immenso Fiume Rosso su un ponte interminabile dove il flusso dei veicoli risulta incanalato in corsie più strette.

 

Subito mi imbarco su un autobus che, dopo 4 ore di penosa marcia attraverso paesini derelitti in un'insulsa campagna, approda alla città o meglio mi abbandona ancor prima della sua periferia. Vaste zone di capannoni e fabbriche hanno segnato la maggior parte di questo percorso, altra prova della transizione di questo paese o per lo meno delle regioni prossime alla capitale, verso forme sviluppate di economia industriale. Ma ora, prossimi alla costa, l'aria è pesante non più di fumi di scappamento, bensì di salsedine e già si vedono alcuni dei famosi faraglioni sparpagliati nelle acque del golfo.

Non ho un buon approccio con la città, innervosito come sono da quel pulman che sembrava viaggiare come un treno accelerato antesignano e accompagnava il suo beato procedere con melense musiche e danze ancor più sdolcinate, che passavano sullo schermo davanti agli sguardi compiaciuti dei passeggeri. Ma su di me hanno avuto l'effetto contrario. Un mio vicino, sarà stato un poliziotto in borghese o un informatore dei servizi segreti? – mi mostra un tesserino di riconoscimento e mi chiede il passaporto, vuole sapere dove vado, ma la sua indagine non può spingersi molto oltre per la barriera linguistica.

ImageInsospettito dal fare poco chiaro dell'autista della moto a cui avevo chiesto di condurmi al porto, mi allontano da lui subito dopo aver pagato e mi siedo in un locale a mangiare qualcosa. Sono ormai le 15 passate. Qui il gentile cameriere si prodiga in spiegazioni in un tenero inglese esitante, che dimostra tutto il suo impegno per darmi indicazioni su come comportarmi e mi fa sentire un po' più accetto. Pare che a quest'ora non ci siano più traghetti pubblici per l'isola di Cat Ba dove volevo andare. Lo stesso per la navigazione nella baia, quindi bisognerà aspettare domani e pernottare nel centro di Halong City, Hon Gai.

È una città che si sviluppa sui due estremi di terra che chiudono una baia, moderna ma tranquilla con uno straordinario ponte sospeso da cavi d'acciaio che unisce i due lati, quando fino a pochissimi anni fa il collegamento era assicurato da traghetti. Ho l'impressione che questo posto non veda gran che dell'alto numero di turisti che vengono a navigare sulle acque della baia perché nessuno sembra preparato a trattare con stranieri e si nota l'imbarazzo mascherato a volte da reazioni di scherno, che denota la mancanza di accettazione dell'estraneità.

10 gennaio – Passeggiando nelle prime ore della giornata sul lungomare di Hon Gai, osservo la vendita di pesci e molluschi appena pescati; nel mercato, compro un durian, il frutto protetto da una forte corazza aguzza, dall'intenso odore che molti conquista e molti altri ripugna. Mentre mangio la sua polpa cremosa studio quello spesso strato di nuvole nel cielo, che non fa trasparire il sole e non lascia nemmeno prevedere se sarà o no foriero di pioggia.

Al porto mi imbarco per la navigazione nella baia tra le spettacolari rocce che emergono a picco dal mare. Il paesaggio è caratterizzato da rade nebbioline che sfumano colori e contorni e allontanano le distanze in piani di tinte via via più azzurrate. Le acque tranquille sembrano quelle di un lago, piuttosto che del mare, se non fosse per la vastità delle distanze e la successione di queste forme rocciose che non mi richiamano altri paesaggi conosciuti.

Meraviglia nella meraviglia, arriviamo a un enorme caverna popolata da un'incredibile varietà di formazioni calcaree. Quando esco da questo mondo sotterraneo incantato, un raggio di sole illumina il gruppo di isole intorno e per un lasso di tempo cambia completamente l'aspetto dell'ambiente e soprattutto i suoi colori. Ha l'aspetto ora di mari tropicali dove l'azzurro dell'acqua incontra il verde della vegetazione abbarbicata alla roccia.

Image Per sera riesco a prendere un minibus per Haiphong. Su un sedile una ragazzina rannicchiata sfoggia un cellulare con uno schermo smisurato, che fa suonare per richiamare l'attenzione dei maschietti, i quali non perdono l'occasione per corteggiarla, poi per fare i bulli in modo così fastidioso che lei stessa deve pentirsi di averli invitati a importunarla. Un approccio tecnologico dell'amore di oggi.

Arrivato in città cerco di prendere un taxi per l'altra stazione dei pulman e vedere se sia possibile ripartire per Nihh Binh. In realtà le speranze sono molto basse, dato che è ormai notte ed è improbabile trovare mezzi in partenza a quest'ora. Inoltre nasce un grave equivoco con il tassista, perché non mi stava portando alla stazione da cui prendere l'autobus per Ninh Binh, ma a Ninh Binh direttamente! Che idee, 100 km in taxi!

Quando ho visto che la corsa si faceva lunga, ho sospettato il malinteso e ho provato a ripetere il nome della stazione per accertarmi che lì fossimo diretti. Ma lui, convintissimo della mia richiesta, andava avanti. All'uscita della città ho avuto la certezza che mi stava portando oltre il dovuto e ho chiarito la situazione. Lui, sinceramente desolato e forse anche timoroso di perderci economicamente, si è fermato al ciglio e abbiamo cercato di spiegarci. Ma con l'inglese parlato non ce la fa né a capirmi né a esprimersi. Allora estrae un foglio di carta e una biro e mi chiede di scrivere, poi lui risponde scrivendo a sua volta la successiva battuta. Con questo strano dialogo scritto ho ottenuto che mi portasse alla stazione dei pulman, che in verità avevamo passato solo di pochi chilometri, e lì mi lasciasse. Ho trovato una stanza proprio di fronte, pronto per partire domani con il pulman delle 7.

Mi ritrovo in questa camera ad ascoltare, mio malgrado, le strazianti voci amplificate che giungono da un karaoke vicino. E non ce n'è una che si salvi, anzi si direbbe che la gara consiste nel premiare il più stonato.