Camino de Santiago

E' lo scarno diario del pellegrino, scritto in stile sintetico di chi sta compiendo un viaggio meno tradizionale, meno esteriore. Di ritorno da questo viaggio, ho scritto un articolo sul significato che ha rappresentato per me ripercorrere i sentieri calpestati lungo centinaia di anni.

13 aprile 2002

Viaggio da Milano a Bilbao via Barcellona. A Bilbao piove e c'è un tempo coperto. La città non mi sembra bella. Prendo il pulman per Burgos, dove trovo un freddo intenso. Vorrei avere i guanti. Visito la Cattedrale. Prendo un panino con chorizo e poi mi ritiro al rifugio. Il sacco a pelo e la coperta non bastano per proteggere dal freddo: devo tenere il pantaloni e le calze, scegliermi il posto più vicino alla stufa accesa e ancora sento freddo. Almeno mi riposo da una notte passata in aeroporto a Linate.

14 aprile

È il primo giorno di cammino. Mi devo fare un'idea delle distanze e dei tempi di percorrenza. Decido di arrivare a Hontanas. Il tempo è gelido, all'inizio, e soleggiato; poi si rannuvola e soffia vento. Nelle prime ore il freddo è così pungente che cammino con un paio di calzini sulle mani. Mi fermo a mangiare a Hornillos del Camino in un bar polveroso dove incontro altri pellegrini. Si parla con tutti. Arrivo la sera a un bel paesino rurale di case in pietra raccolte intorno alla chiesa. Mangiamo tutti insieme vicino al camino con la padrona che imparte ordini a destra e a manca. Dopo cena continuiamo a parlare intorno al fuoco.

Image15 aprile

Dopo una rapida colazione parto per Castrojeriz. Il tempo è coperto e ancora freddo. Sembra un quadro invernale, ma già i campi incominciano a diventare verdi.

Mi fermo a Boadilla in un rifugio ben organizzato, dove possiamo cenare e riscaldarci intorno alla stufa accesa. Il paesino è minuscolo, con case di fango raggruppate intorno alla chiesa.

16 aprile

Raggiungo Frómista che attraverso e proseguo per Carrión de los Condes. Bel tempo primaverile con sole piacevole. Incontro Maria, un'austriaca e due tedeschi. Proseguo con loro, ma distratto dalla compagnia mi sfugge il bivio e arrivo in un paese desolato dove non si può mangiare neanche un pezzo di pane lasciato dai cani. Da qui seguo per 3 km la statale N120 con traffico pesante e camion che ogni volta quasi buttano giù per lo spostamento d'aria. Arrivo a Carrión dove l'albergo è retto dal prete. Mangio un bocadillo e mi faccio un giro in città.

17 aprile

Lo sforzo di ieri mi ha fatto venire due nuove vesciche e con queste devo camminare. Il paesaggio è dolce. Arrivo a Calzadilla per mangiare e mi riposo fuori al sole. Un ragazzo danese, Carl, mi dà un paio di calzini da aggiungere ai miei per camminare meglio. Parliamo un po' lungo il cammino. Arrivo a Terradillos dove mi fermo per la notte. Mangio con i 3 catalani e 2 brasiliani scherzando insieme delle fatiche della giornata.

18 aprile

La colazione non arriva all'ora stabilita e iniziamo a servirci da soli in cucina. Alle 8.10 parto verso Sahagun lungo un sentiero che si snoda tra autostrada e superstrada. Sahagun è abbastanza interessante. Compro qualcosa nella piazza centrale e riparto per El Burgo Ranero. La camminata è molto lunga e l'ultimo tratto, con il paese in vista, sembra interminabile. Lo percorro con i brasiliani. Arrivati a El Burgo entro al rifugio tenuto da Jean-Pierre, un francese anzianotto molto premuroso. La sera Carl ci fa un risotto e lo mangiamo insieme seduti intorno alla tavola.

19 aprile

Colazione al bar di fronte al rifugio. Si parla dell'incidente accaduto a Milano, l'aereo che si è schiantato contro la torre Pirelli. Mi preparo per una tappa estrema: quasi 40 km per arrivare a León che si aggiungono ai 31 di ieri. Arrivo a Mansilla, a metà strada, quasi strisciando sotto il sole. Qui mangio e approfitto della compagnia dei due brasiliani per farmi forza e affrontare gli altri 17 km fino alla città. Arrivo alla fermata dell'autobus di città sfinito e con i piedi a polpetta. Mi tolgo le scarpe appena nel bus. Mi alloggio nel convento delle suore in centro dove si tiene una bella preghiera serale.

20 aprile

Meraviglioso giorno di riposo a León. Ho chiesto infatti alle suore di rimanere due notti per avere una tregua dalla marcia. Uscita mattutina, quando l'aria è ancora fredda e gli spazzini stanno ripulendo il caos lasciato dalla gente che ha passato il venerdì sera per le strade. Risolvo con Olivier un suo problema di denaro in posta, perché ha perso i soldi. Incontro poi Pedro di Barcellona e passeggiamo insieme passando il tempo. Le sue uscite e il suo modo di parlare mi fanno sempre ridere.

Siesta pomeridiana, poi di nuovo per la città. Alla sera giungono all'ospizio le due signore svizzere, il danese e il ragazzo di Granada. Temo il momento di dovermi rimettere in cammino domani.

21 aprile

Raggiungo i due ragazzi spagnoli di Madrid che ho conosciuto ieri sera e camminiamo insieme verso Hospital de Órbigo. La giornata è calda, il sole splendente. La strada uccide i miei piedi e arrivo all'albergue quasi zoppicando. Parlo con due australiani e ceno con un inglese simpatico. Rivedo Pedro. Prego perché i miei piedi si rimettano in sesto e mi permettano di continuare la strada.

22 aprile

Vado verso Astroga che raggiungo verso mezzogiorno. È giorno di mercato. Prendo un panino in un bar e faccio un giro della città. Riparto nel sole caldissimo del primo pomeriggio salendo verso Santa Calalina dove arrivo sfinito alle 17. Sono a 1000 m, bel panorama, calma assoluta, nessun negozio. Incontro Tony di Barcellona, poi arriva un gruppo di tedeschi. Siamo costretti a mangiare solo bocadillos anche la sera. I piedi vanno meglio grazie all'anima del rotolo di carta igienica che ho avuto ieri sera l'idea di avvolgere intorno alle zone colpite.

23 aprile

Sveglia tardiva alle 7.45. Nessuno si era alzato prima. Inizio la salita a Rabanal e da lì alla Cruz de Fierro. Fa molto caldo e l'altitudine rende il sole ancora più forte. Alla Cruz mi lascio pervadere dalla forza emotiva del luogo. Il monticello di pietre portate dai pellegrini parla da sé, testimoniando il numero di persone passate da qui. E' incredibile.

Si scende poi nella valle seguente verso El Acebo che appare quasi inaspettato nella stanchezza delle membra. Rido follemente con Tony delle nostre fatiche. Cena a base di un piatto terribile, il cocido maragato: da non riprovare mai più, pesantissimo!

Image24 aprile

Con il cibo di ieri, ripartire non è stato facile, senza colazione per di più, dato che era tutto chiuso. Scendo sempre lungo la strada con una bella vista su un fianco di montagna dipinto di varie tonalità di verde. Arrivo a Molinaseca dove si riesce a trovare un bar aperto per la colazione con Lourdes e Mariano. Proseguiamo per Ponferrada dove faccio un giro per la città castello. Ceno con Tony.

25 aprile

Si riparte, stavolta con Tony, discutendo della soddisfazione nel lavoro e degli interessi nella vita. Pranziamo sui tavolini di un bar, mangiando gli avanzi che facevano zavorra nello zaino. Poi ripartiamo per Villafranca per l'ultimo tratto del giorno, in un sole e afa incredibili. Bello il paese circondato da monti. Il sonno è troppo per resistere al piacere di una siesta. Cena tutti insieme.

26 aprile

Riparto presto per affrontare il punto duro, Il Cebreiro. Saluto Toni che torna a casa. Credeva di abbreviare addirittura i tempi medi di percorrenza e di arrivare a Santiago in meno giorni, ma il camino gli ha dimostrato che cosa seria sia. Oggi il primo tratto lungo la carretera è terribile. Dopo diventa piacevole tra i monti. Un signore si offre di portarmi lo zaino fino in cima al passo in macchina, cosa che accetto volentieri. Mangio in un bar, poi il sole mi tenta per schiacciare un pisolino vicino alla fontana. Inizia poi la salita che non è così dura come si temeva. Fatico a ritrovare lo zaino, che non ricordavo più dove sarebbe stato depositato. Cena insieme ai madrileni. Queimada al bar con Fernando.

27 aprile

Si parte nella nebbia, fatta di nuvole basse che passano sopra il passo del Cebreiro. Si scende e si sale diverse volte fino ad arrivare al Paso do Poio dove ci riposiamo al sole. Incontro un italiano con problemi di tendini. Inizia la discesa verso Tricastela attraverso boschi con un sosta per mangiare un boccone. A Tricastela faccio una sosta di riposo al rifugio, poi riprendo la marcia verso Sarria, dato che il tempo è splendido. Il sentiero si snoda in un paesaggio fantastico. Arrivo un po' stanco a Calvor e qui mi fermo. Una signora si intrattiene per parlarmi col suo accento gallego. Cena all'agriturismo con il gruppo di tedeschi.

28 aprile

Parto presto per Sarria dove faccio colazione in un bar. Il tempo è nebbioso e c'è una pioggia leggera che appena bagna i vestiti e i capelli. Incontro un ragazzo che ha appena iniziato il cammino; è di Saragozza e si chiama Santiago. Mangio un pasto caldo e riprendo il cammino fino a Porto Marín. Qui riposo. Giro un po' per il paese e ceno a base di carne: ci voleva finalmente.

29 aprile

Tempo nuvoloso, ma non di pioggia. Cammino con Santiago che non smette un momento di parlare e di fare commenti su tutto. Ci fermiamo in un bar per uno spuntino, poi a una croce per mangiare un panino e infine, quasi alla fine della tappa, mi sdraio su una panchina per schiacciare un pisolino. L'albergue di Palás do Rei è bello; esco a comprare cibarie e le consumo su una panchina della piazza. Cena superabbondante al ristorante seguita da una notte tormentata. Incontro Mariano e Lourdes e i due baschi che mi hanno raggiunto.

30 aprile

Tre madrilene si svegliano alle 4.15 credendo che siano le 7, ma è ancora così buio che devono farsi chiaro con una pila. Io e Santiago ci avviamo per Arzua con una tappa a metà mattina per prendere uno spuntino. A Melide ci fermiamo per prendere da mangiare e ci servono un bocadillo con tortilla che vincerebbe il premio del cibo più pesante del mondo. Penso che contenesse almeno una scatola di tonno, con tutto il suo olio. Conosciamo una madrilena, Ana, che si fa carico in parte della logorrea di Santiago; ma vedo che per lei è una conversazione piacevole e gli dà corda. Almeno io riposo le orecchie. Proseguiamo in un tempo incerto che diventa pioggia leggera fino al rifugio di Tibadiso alla riva di un fiumiciattolo. Cena al bar.

1 maggio

Mariano e Lourdes ci offrono gentilmente la colazione nella cucina, poi partiamo per la lunga e praticamente ultima tappa fino al Monte del Gozo. I chilometri sulle pietre miliari si fanno quasi ossessivi. Sosta per un menù alla stazione di servizio lungo la carretera. Io e Santiago ci riposiamo a dovere per riprendere con un altro lungo tratto. Arriviamo alle 20.15 in un immenso campo rifugio. Ceniamo con il gruppo al ristorante, ma il freddo, il cibo pesante e il movimento nella minidiscoteca mi fanno sentire male durante la notte.

2 maggio

Incontro il brasiliano Danilo, che il camino sembra aver sfigurato. Scendo verso Santiago da solo. Incontro gli amici intorno alla cattedrale. Ci registriamo all'ufficio dei pellegrini e attendiamo in un tempo piovoso la messa delle 12 in cattedrale.

Incontriamo anche Ana e pranziamo con lei ad un orario molto spagnolo, dalle 15 alle 16.30. È già giorno di addii. Tutti tornano a casa. Dormo al seminario minore.

3 maggio

Decido di andare a Finisterre. È una gita di parecchie ore: 2.30 per l'andata e altrettante al ritorno e piuttosto costosa, 16 €. Tuttavia la destinazione mi ripaga di tutto. Il porto, il promontorio, l'atmosfera e il pranzo di pesce sono splendidi. I colori sono vivissimi nell'aria tersa. Il verde delle colline incontra il blu delle acque oceaniche. Torno a Santiago. Rivedo ancora qualche faccia amica o conosciuta, ma tutto sembra essere ormai svanito: il clima di compagnia ha fatto strada a quello di una visita turistica o di un viaggio normale. La famiglia americana mi abbraccia al vedermi al Seminario, congratulandosi in modo commovente dell'impresa riuscita.

La cattedrale illuminata nella notte, vista attraverso il portico del municipio, sembra una cartolina viva. Le voci di un coro tedesco di pellegrini danno un tocco di elevazione a questa prospettiva. Notte al seminario, rimpiango un letto di lenzuola, comodo.

4 maggio

Colazione e ultime spese in Santiago. Volo per Barcellona e quindi Milano.