Ostilità all'aeroporto

Sono pronto a “sacrificare” la vacanza, secondo la mentalità comune, per lavorare; ma in realtà sono convinto che il tempo lo sacrificherei facendo qualcosa di banale. Sono convinto che sto per investire tempo ed energia per qualcosa che mi sarà utile per farmi una persona più completa, non un impiegato da ufficio casa e vacanza.

Sono anche stimolato a prestare la mia opera come volontario a contatto con gli arabi per poter mettere a frutto gli studi che ho fatto negli ultimi anni. Non me la sento di continuare a frequentare corsi come se fossi un eterno studente, voglio rimboccarmi le maniche e lavorare.

Una mia amica all'inizio dell'anno mi raccontava un episodio che mi ha illuminato. Suo padre libanese le suggeriva di prestare servizio volontario nell'azione sociale di Hizbullah. Così io ho pensato: potrei anch'io cercare un'organizzazione di cui condivido gli obiettivi e mettermi a disposizione per il periodo di un mese. Così è cominciato tutto… 

3 agosto - Parto per Budapest. Alla stazione c'è un mare di gente, ma mi riesce di evitare la coda chiedendo a un ragazzo davanti a me di comprare un biglietto per due persone.

Nell'aereo incontro un ragazzo di Alba che lavora come cantiniere e sta andando a fare una vacanza “da sballo” in Bulgaria. E' il rappresentante di una generazione bruciata che corre dietro al divertimento sfrenato e a tutti i costi, alimentato dal consumo di droga per reggere il ritmo delle nottate. È comunque simpatico e attaccato al suo lavoro, di cui parla con passione e competenza.

Decidiamo di sfidare insieme il tempo minaccioso e cupo di Budapest per ingannare l'attesa di 8 ore prima della coincidenza. La città è imponente e austera, ma per nulla mi tocca nella sua monumentalità. La sento fredda, anticipo i giorni invernali che vive ogni anno, spazzata da venti continentali che scendono spietati lungo il Danubio.

Prendiamo un caffè, poi mangiamo un gulasch proprio all'inizio di un temporale violento di cui vediamo fulmini e saette e uno scroscio d'acqua torrenziale viaggiando sull'autobus verso l'aeroporto. Almeno non ci bagniamo. L'aereo parte con un'ora di ritardo. 

Ostilità all'aeroporto

4 agosto -Arrivo dopo un volo, in parte traballante, ben prima dell'alba, ma esco dall'aeroporto a sole ormai alto sull'orizzonte. Ecco perché: al controllo dei passaporti vengo bloccato, come era più che prevedibile, a causa dei miei tre visti d'ingresso in Siria e relative estensioni che risultano dal passaporto. Mi chiedono di mettermi in disparte e inizia così una prova degna dell'inquisizione. Subisco un primo interrogatorio, seguito da una lunga attesa senza ricevere informazioni. Poi ripetutamente esce dall'ufficio un poliziotto subalterno, sempre diverso, per chiedermi qualcosa. Tra ogni batteria di domande e la seguente si frappone un'attesa che cerco di ingannare leggendo The Merchant of Venice e non a caso perché voglio vedere come tratta Shakespeare la figura di Shylock. Ebreo odiato e bistrattato o ebreo che si fa odiare? Ebreo vittima o ebreo che gioca a fare la vittima? Quanto è universale ed eterno, Shakespeare...

Dopo due ore ce la faccio, sperando che la reticenza sulle ragioni del mio soggiorno a Gerusalemme (speravo di facilitare l'ingresso…) non venga a galla in seguito a una perquisizione dei bagagli. Ma i bagagli vengono scannerizzati in un enorme macchinario che viene acceso, solo per me. Sarà una macchina che rileva contaminazioni siriane, forse.

Arrivo a Gerusalemme e trovo le suore di cui non avevo neanche l'indirizzo esatto, ma risolvo il problema telefonando per chiedere indicazioni più precise. Scopro di non essere l'unico volontario e sono contento di ciò. Ci sono due belle e simpatiche ragazze Doris, un'altoatesina, e Marietta dalla Polonia oltre a Daniel, un giovane di Parigi.

Qui si lavorano sei giorni alla settimana, mentre il settimo è di riposo ma non è fisso. Cambierà a seconda dei turni settimanali.

Riposo un paio d'ore dalla notte insonne steso sul letto, ma circondato dal rumore dei piastrellisti al lavoro in cortile che tagliano con una sega circolare. Decido di uscire per una prima esplorazione e scopro che alle 17 ci sarà una visita guidata organizzata dall'università per gli studenti di arabo e ne approfitto per raccogliere importanti dati sulla città nei secoli.

Quando torno il portone è chiuso ma per fortuna passa una suora in auto che mi fa aprire, dato che la mia chiave non funziona.