L'esercito di terracotta

21 agosto. Oggi piove e fa piuttosto freddo. Prenoto il treno di domani sera in un ufficio decentrato piuttosto che nella bolgia della stazione. Partirà alle 20.46 alla volta di Kaifeng. Salterò Luoyang, che ha interessanti grotte buddiste, ma ho già visto quelle di Datong. Mi inquieta e mi stuzzica l'idea di arrivare alle 5 dell'alba dopo la notte passata su un sedile cosiddetto "duro" (in realtà è abbastanza imbottito). Ho nel frattempo inviato una richiesta di couchsurfing per stare con qualcuno del posto.

Alla stazione dei treni prendo un pullman per andare all'esercito di terracotta. La stazione ferroviaria si trova immediatamente fuori dalle mura, mentre immediatamente dentro c'è quella degli autobus: in questo sabato mattina la folla brulica intorno al nodo dei trasporti della grande città. L'asfalto è disseminato di pozzanghere e mi rallegro per aver messo dei sandali perché le scarpe sarebbero già irrimediabilmente inzuppate.

 

Dopo un'ora di strada, passando accanto al Politecnico del nordovest, una delle università di punta che addestra un totale di 20.000 futuri ingegneri, si arriva al sito archeologico. I padiglioni che proteggono l'esercito di terracotta corrispondono agli stadi di scoperta degli straordinarii reperti: il primo, fantastico, protegge un insieme di fosse in cui sono assiepate centinaia di figure, tutte diverse, di guerrieri e cavalli; il secondo, di dimensioni più ridotte, raccoglie frammenti di statue; il terzo, infine, mostra le fosse prima dello scoperchiamento con i soffitti piegati dal peso della terra soprastante che per secoli ha modellato le travi di sostegno fino a carbonizzarle. Le statue qua sotto sono probabilmente in frantumi.

Gli schieramenti sono impressionanti e mostrano eloquentemente quale grado di potenza e autorità avesse raggiunto il primo imperatore Qín Shǐhuáng nel II sec. a.C. Come non pensare a L'arte della guerra, l'opera scritta da Sūn Wǔ nel VI sec. a.C.? Nei suoi tredici capitoli tratta ogni aspetto di tecnica miliare fornendo suggerimenti di eterna attualità che nei secoli sono stati applicati ai più svariati ambiti. La modernità sta nella lucida dimostrazione che la pianificazione corretta deve comportare sempre una risposta celere a condizioni mutanti.

L'atmosfera è incantata, come se tutte queste statue così umane rivelassero una vita latente congelata nella terracotta di cui sono plasmate; l'atmosfera è misteriosa, come se non si capisse quale sortilegio abbia potuto paralizzare un esercito trasformandolo in figure immobili; è affascinante, perché l'antichità di questi manufatti rimanda a un'epoca lontana che sarebbe rimasta perduta se il sito non fosse stata scoperto casualmente per essere riportato a noi con miracolosa concretezza; l'atmosfera intimidisce per il numero l'ampiezza delle fosse visibili e di quelle ancora sepolte.

Il brutto edificio del museo ha una parte interessante dedicata all'archeologia e un intero piano di propaganda che raccoglie le foto di personaggi che inaugurano, visitano e "benedicono": è il museo sul museo. Ne esco subito infastidito, quantunque questa sia la parte più visitata e dove la gente si appassiona di più. Del resto, cosa ci si potrebbe aspettare da questo popolo che si fa fotografare davanti all'enorme riproduzione di un guerriero che occupa l'altezza di due piani e tiene per mano un fantoccio di pezza vestito da scolara? O da chi si fa immortalare con le braccia e la testa che spuntano da un'imitazione di un guerriero in plastica? O ancora da chi accede allo studio fotografico per farsi ritrarre sullo sfondo di ambientazioni dipinte con guerrieri in rilievo? Quello che per me è un autentico obbrobrio da far raccapricciare la pelle, per i cinesi è un'irresistibile tentazione. Ancora una volta sono sbalordito da questa leggerezza.

L'estensione delle superfici commerciali, ingombre di ristoranti, negozi di cibo, ricordi, è scandalosamente vasta, forse più della zona archeologica. Anche qui la Cina odierna ha colpito in pieno mercificando il turismo e commercializzando la cultura, traducendo tutto in una chiave sfacciatamente di mercato. Anche le merci meno appetibili, con i numeri di gente che conta questo paese, si possono trasformare in un filone d'oro. Bellissimo l'esercito, ma vagando nei dintorni del sito mi sento prigioniero di ingranaggi pensati per le masse di turisti che affluiscono a migliaia e comprano, spendono, fanno girare l'economia.