La tranquilla Xin Cheng

25 agosto. A Shanghai ho scelto di essere ospite: avevo programmato da tempo di stare con una persona che vive in una cittadina storica di periferia, sempre all'interno della vastissima municipalità di Shanghai.

Cerco di reagire dopo una notte quasi insonne, mi sento buttato fuori dalla carrozza contro voglia e cammino mio malgrado lungo il marciapiede tra la folla che si riversa dal treno. Mi accoglie una bianca stazione ferroviaria ma sono spaesato all'idea della metropoli che attende fuori. 

Impiego mezz'ora di metropolitana per arrivare a un nodo dei trasporti nella nuova zona di Pudong dove prendo l'autobus delle linee Hunan. Mi sono già fatto un'idea sulle dimensioni della città, ma sono sono ancora ben 36 chilometri per arrivare alla fermata di Xin Cheng; un'ora e mezzo di lotta contro il sonno per non perdere la fermata. Zhonghua viene a prendermi in strada e mi porta al suo bell'appartamento dove si mette subito a cucinare il pesce che abbiamo comprato. Sono solo le 11, ma è abituato a mangiare presto e anch'io ho fame.

L'appartamento è molto luminoso, curato, con un parquet chiaro che copre tutto il pavimento. Per i pochissimi quadri alle pareti risalta uno spazio che non dà impressione di vuoto, ma di arioso. Come la sua casa è riposante, anche lui è calmo e riflessivo; io, non ancora abituato all'idea di essermi autoinvitato in casa altrui, maschero un disagio di fondo con una disinvoltura di facciata. Dopo pranzo Zhonghua mi invita ad approfittare della stanza con aria condizionata per recuperare la stanchezza. Il clima è ben diverso da Kaifeng: fa un caldo appiccicoso.

Al mio risveglio usciamo a esplorare la cittadina. È graziosa, ha ponti e canali bordati da vecchie case. Stranamente non ci sono turisti. Passeggiamo per l'abitato, chiacchierando e conoscendoci, mentre il suo zainetto tintinna a ogni passo per i sonagli che pendono all'esterno. Il cielo è coperto e mi dice che ho portato finalmente un po' di fresco dopo una prolungata estate di afa.

Lui è cristiano, ma di quelli seri, che praticano la religione, pregano prima di mangiare, hanno un costante riferimento nella dottrina e attraverso di essa interpretano la vita e il mondo. Dice di vivere per un futuro migliore che non sarà di questo tempo. La sua visione è piuttosto pessimista: non so se derivi dai severi insegnamenti protestanti o dall'influsso di un paese che si è così trasformato nelle zone urbane da obliterare ogni speranza sulla conservazione della natura, depredata, assalita, spogliata, insozzata, sempre più estranea.

Ma è una conclusione a cui arrivava anche David, l'inglese di Wutaishan, il quale, ammettendo il proprio cinismo, confessava senza timori di non nutrire speranze sul futuro della terra. Questo destino sta scritto nel rapporto tra uomo e ambiente, se per vivere e progredire la popolazione mondiale in costante aumento ha bisogno di sempre più risorse ed energia. Nella frenetica corsa di accaparramento attingiamo da serbatoio finito e anche quando ci illudiamo di usare fonti rigenerabili, dobbiamo renderci conto che in realtà non è così. Anche il sole si spegnerà un giorno.

Zhonghua è un artista e apprezza l'arte, soprattutto la calligrafia. Ha il sogno di copiare la Bibbia in caratteri cinesi e si esercita spesso con begli strumenti di scrittura. È originale, lo si vede dai suoi capelli lunghi, che di tanto in tanto scosta dal viso con un gesto pacato; ed è anticonformista, perché anche quando il suo preside gli ha fatto capire che gradirebbe un taglio, lui non l'ha accontentato.

Camminiamo con soste fino all'imbrunire quando ci sediamo in una locanda sul bordo del canale nella luce fioca di una lanterna. In questo posto tranquillo mi offre da mangiare. Non ci sono rumori né auto qui, solo i grilli che hanno iniziato a stridere con lo spegnersi del sole e si potrebbe dimenticare di essere stretti nella morsa della grande Shanghai.