Yusufeli

9 agosto - Mi hanno dato una camera nuova stanotte e senza spese. Questa non ha balcone e ho lasciato ancora la finestra aperta, ma ho visto una corda pendere dal piano di sopra. Per precauzione ho piazzato davanti alla finestra l'intero copricalorifero di legno pesante. Durante la notte ho sentito rumori e una volta mi sono anche alzato per curiosità e vedere cosa succedeva in strada. Scendo per colazione. Mi dicono che non possono risarcirmi del furto come mi aspettavo, ma pazienza! Vado alla stazione degli autobus, passando davanti ai macellai e una maleodorante pelle scuoiata depositata in una carriola. Alla stazione ci sono due francesi e una famiglia ungherese diretti come me a Yusufeli. L'autista nell'attesa offre a tutti tè.

Il viaggio si svolge in un primo tempo per lande e altipiani erbosi, poi si entra in zone montagnose e percorriamo una valle di rocce nude, contorte, stratificate, straordinarie. Gli ultimi 9 km li facciamo in un altro pulmino. Arrivo all'1, ma non mi fermerò qui. Proseguirò piuttosto su per la valle, che però ora è diventata più ordinaria, coperta di vegetazione e con tanti pioppi in prossimità dell'acqua. Durante l'attesa di due ore mi siedo in un bar e leggo.

Ci sono israeliani, tanti. Arrivo a Barhal provato dal lungo viaggio alla deliziosa pensione di Mehmet dove il rumore delle acque scroscianti dei torrenti fa da quadro sonoro al paesaggio della stretta valle. La casa è molto carina e accogliente, con rivestimenti in legno e una grande terrazza coperta su cui si entra senza scarpe. Vado a vedere la vicina chiesa georgiana, poi scendo all'incrocio del paese dove si incontrano due torrenti e risalgo l'altro ramo per fermarmi a lungo sulla riva gettando sassi nell'acqua per colpire una roccia.

Risalgo verso la pensione, mi godo immerso nella lettura il tempo prima della cena, poi la buona cena e la simpatica compagnia di una allegra francese accompagnata da un inglese spiritoso con cui rido tutta la serata.