Invito a pranzo

Mi chiama al telefono Ngoro, la ragazza dell'accampamento di Lompoul, che si trova a Saint Louis per alcuni giorni. Vuole invitarmi a mangiare a casa di suo zio medico che si trova nel quartiere Corniche sulla terra ferma. Arrivo in taxi a una villetta che ha finiture interne piuttosto scarse; lo zio oggi non è fuori per lavoro. Ngoro mi offre caffè e mi piazza davanti alla televisione sul cui schermo troneggiano due donne velate che discutono di religione in una lingua che neanche lei capisce. Cerco di reagire parlando un po', raccontando qualcosa, ma quando gli argomenti sono esauriti, non rimane che la televisione come diversivo. Ma che distrazione: ora sta trasmettendo uno sceneggiato sulla vita di Mosè in arabo, doppiato da una voce sovrapposta che parla in wolof: roba penosissima che se anche capissi, mi rifiuterei di ascoltare per più di un minuto.

Non vedo l'ora di mangiare e scappare, ma l'ora di pranzo è alle 2 e poi dovrò aggiungere un margine richiesto dalla cortesia. I minuti passano lentissimi, ma finalmente arriva l'ora di preparare da mangiare. Per fortuna che a Ngoro viene l’idea di aggiungere delle patate fritte, così mi dà l’occasione per dare una mano e scuotermi dall'inazione. Scaldiamo poi i piatti che aveva preparato la cuoca e cuoce della pasta che – dice – servirà per la nostra cena. L'accenno di avermi qui fino a stasera mi fa sbiancare e inizio a pensare più concretamente al piano di fuga.

Pochi minuti dopo le 3 lo metto in atto e disinvoltamente pronuncio la scusa più garbata cho ho trovato per dire che devo purtroppo lasciarla, evidentemente tradendo le sue speranze che facevano conto sulla mia permanenza in questa prigione. Per creare uno stacco delicato, ho fatto una promessa di mettermi in contatto domani, ma è sicuro come l'oro che una visita non si ripeterà. Appena sono in strada, per la seconda volta oggi, mi sento tornare l'uomo libero di sempre.

In città i tre francesi rasta mi vengono incontro per salutarmi: sono persone carine tutto sommato. Loro stanno ancora all'appartamento, ma partiranno domani sera per Dakar, al forum sociale che si tiene settimana prossima. Li lascio dicendo che forse passerò all’appartamento, intenzione che non sono proprio sicuro di volere, ma non per colpa loro, bensì di quei tipi dell'associazione. È proprio vero che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni…

E ho fatto benissimo a reagire così: stasera, parlando con una persona del posto, ho la conferma dei miei sospetti. Quando mi ha visto salutare per strada il losco "presidente", mi si è avvicinato e mi ha messo in guarda contro la loro cricca. Quei personaggi hanno già cercato di incastrare degli stranieri offrendogli fumo e poi inscenando un’irruzione della polizia con un agente complice che ha fatto passare non poche grane alle imprudenti persone ingannate dalla falsa amicizia. Anche se sono già partiti da quel posto, vorrei avvertire i francesi per il futuro, ma non ho mezzo di contattarli. Sono sicuro però che l’incoscienza della loro giovane età gli farà vivere un’avventura senza inciampi e senza patemi d’animo.