Vita di campagna a Mai Chau

7 gennaio - Questa mattina sono stati invece i cinguettii degli uccelli a svegliarmi. Il villaggio, abitato dai Thai bianchi, è piccolino, ma si è messo in movimento anche lui. Anzi, quando sono uscito per una camminata – che pensavo fosse un breve giro ma si è rivelata una lunga marcia di parecchie ore – ho incontrato diverse persone già impegnate nel lavoro pesante di trasportare gerle cariche di raccolto o di legna. I contadini sono già nei campi.

ImageAlcuni seguono il lento e pesante passo del bovino che trascina l'aratro sprofondando nel fango della risaia, movimento pigro o forse difficoltoso, interrotto dall'occasionale abbassarsi del collo verso le ultime zolle erbose che rimangono da brucare, prima di essere irrimediabilmente capovolte sotto terra. Altre risaie vengono invece smosse da una motozappa che lancia nella quiete dei campi il suo ronzio molesto.

Mi addentro in una stretta valle occupata dalla foresta, passando da una fabbrica di mattoni. Diversi ragazzi sono al lavoro per trasportare i pezzi stampati e asciutti che si trovano impilati in lunghe file ordinate. Usano un bilanciere fatto di due piatti, posato in bilico sulla spalla. Nella camera di cottura vengono formati strati successivi di materiale, intercalati da cariche di carbone che con la lenta combustione soffocata fornirà il calore per trasformare l'argilla in terracotta. Accanto alla costruzione che sta innalzandosi, si vede l'altra fornace già in fase di combustione sviluppare un denso fumo biancastro che esce dalla tettoia di bambù.

Image Più avanti lungo il sentiero che sale nella foresta allontanandosi dalle risaie, incontro una donna che trasporta a gran fatica una gerla sostenuta da una cinghia che le gira intorno alla testa. Si ferma per riprendere fiato e asciugarsi la fronte sotto un albero e tira un sospiro. La cesta, carica di pezzi di una enorme canna, è pesantissima, come constato cercando di sollevarla. Ma non lo faccio fino in fondo, come per paura di confrontarmi con questa cruda fatica e la durezza della sua vita rispetto alla mia frivola da turista senza affanni. Ciuffi di imponenti bambù svettano vaporosi ed eleganti in fondo alle risaie a cui ritorno dopo aver capito che il sentiero dei monti mi porterebbe troppo lontano. Ritrovo invece il percorso che gira nell'ampia conca toccando diversi altri villaggi fino a raggiungere finalmente il mio.

Sono stanco di tanto camminare. Il pomeriggio lo dedico tutto al rilassamento e alla lettura. Callum, il giovane scozzese con cui parlavo questa mattina, è ripartito con la sua moto ad esplorare la zona. È da poco laureato in fisica e ha accettato un contratto di un anno per insegnare matematica ai giovani vietnamiti della classe ricca che andranno all'estero, soprattutto in Australia, per studiare business, come immancabilmente definiscono il corso di studi che va per la maggiore, quello che li affascina tutti e cattura l'attenzione pratica degli industriosi uomini d'affari che sono.Image Callum è ben pagato, così come questi rampolli pagano fior di soldi i corsi preparatori che seguono.

Nella fioca luce di neon rimango a leggere anche questa sera. Le rane gracidano, i grilli stridono, l'aria si è fatta fresca. Fino a pochi minuti fa sentivo dalla finestra che la vicina faceva passare ritmicamente la navetta sul suo telaio a mano attraverso la trama e poi ribattere l'ordito per compattarlo. Disegnava un tessuto con tanti fili colorati, ma ora anche questo rumore si è spento e così la fioca luce che lo illuminava. Anch'io sono pronto per dormire.